Casa di Anto

CICLISTI e buon senso

Sabato sono stato sul lago di Garda con la mia compagna. E' stata una bella mattinata. Sulla spiaggia non faceva troppo caldo e c'era un'acqua splendida, anche in considerazione della stagione che non si sta certamente dimostrando magnanima

Siamo arrivati senza fretta e senza trovare un traffico eccessivo, nonostante fosse sabato. La "nostra" spiaggetta era vuota e abbiamo potuto scegliere la posizione che più ci aggradava. Più tardi sono arrivate delle altre persone ma tutte davvero educate e discrete. Spero che a loro volta ci abbiano considerato tali.

Verso le 14 meno un quarto, visto che l'orologio biologico ci ricordava un impegno ormai improrogabile col cibo, abbiamo fatto fagotto e ci siamo incamminati verso casa, con l'idea di fare tappa dal nostro consueto paninaro, per consumare un pasto a base di prelibate "schifezze".

All'altezza di Costermano abbiamo trovato la strada bloccata con obbligo di deviazione a causa di una non ben precisata gara che si svolgeva nella zona. Così di buon grado, nonostante i morsi dell'appettito si facessero insistenti, ci siamo addentrati per stradine sconosciute, cercendo di tornare sulla via maestra, che, dopo qualche errore di percorso, abbiamo felicemente ritrovato. Ma poco più avanti... altra sosta per permettere alla gara, che qui abbiamo scoperto essere una gara ciclistica, di fare il suo corso. Ancora pazienza e dopo alcuni minuti i preposti al traffico, sventolando le inconfondibili bandierine arancioni, ci hanno fatto segno di ripartire. Essendo in moto abbiamo avuto il privilegio di seguire gli "atleti" e, con la "benedizione" della moto staffetta e con molta prudenza, addirittura superarli.

L'appetito cresceva al pari della temperatura che, oltre ad essere piuttosto elevatina visto l'orario e il sole a picco, era incrementata anche dal calore del motore che non riusciva a smaltire la sua per via della velocità ridotta. Ma superato l'incrocio di Bardolino, dove gli "atleti" hanno svoltato in direzione dell'ameno centro lacustre per la gioia dei suoi abitanti, il pensiero che ormai gli intralci al traffico fossero finiti e che la marcia fosse ripresa a ritmi normali, ci rendeva sopportabile la calura.

Aihmé ci sbagliavamo. In prossimità del primo incrocio per Affi scorgevamo una sinistra colonna di auto che andava man mano rimpinguandosi. In moto, con tutte le cautele del caso e avanzando a velocità vicina allo "stallo" per guadagnare il semaforo, arrivati in prossimità di esso, sconsolati abbiamo constatato che il blocco era causato dal passaggio, senza soluzione di continuità da ormai una mezz'oretta (come ci è stato riferito dall'autista della vettura in prima linea), dei prodi e instancabili "atleti" che imperterriti e senza che nessun preposto al traffico osasse far scorrere alternativamente il traffico (un pò gli uni e, in tutta sicurezza, un pò gli altri.

Ammetto che, dopo un'attesa davvero molto lunga, mi sono spazientito e, verificando attentamente di non mettere a repentaglio la sicurezza di chichessia (dato che nessun "atleta" era in vista nel raggio di 500/600 metri), ho forse infranto il codice di "civile"(?) comportamento attraversando l'incrocio e ponendo fine a quella molteplice tortura (caldo - fame - impazienza - contrarietà). Così non deve essere stato per chi, in auto, non ha lo scatto "felino" di una moto. Tanto è vero che nell'altro senso di marcia una ben più grande colonna si snodava in due direzioni (centro commerciale e rotonda autostradale) sino a paralizzare lo svincolo autostradale in uscita per Affi.

Ora, ho spesso letto articoli giornalistici, mail infervorate, messaggi appassionati in difesa dei poveri ciclisti vittime innocenti del traffico cittadino e di automobilisti senza scrupoli che falciano queste sante persone dedite all'ecologismo e al rispetto per l'ambiente. E sono d'accordo con alcune idee espresse in quegli scritti. Ma d'altra parte penso a tutte quelle famiglie con bambini a bordo, che sabato sono state costrette a sopportare quella canicola e cercare di tenere a bada marmocchi affamati e assetati o ai quali magari scappava la pipì o la cacca (tutti i bambini hanno questo genere di stimoli proprio nel momento in cui non c'è modo di soddisfarli) perchè alcuni "atleti" avevano la precedenza su tutto e tutti (ma chi è che ha dato le autorizzazioni sopratutto riguardo agli orari e al percorso senza per questo proporre e/o segnalare itinerari alternativi?). E ancora penso a tutte quelle volte che, fermo ad un semaforo, ho visto ciclisti attraversare l'incrocio incuranti del ROSSO che obbliga CHIUNQUE a fermarsi. O ancora a quelli che in "branco" invadono l'intera corsia di marcia di strade trafficatissime, e insultano il povero camionista (sta lavorando lui e anche in maniera piuttosto faticosa) che si è permesso, in un tratto rettilineo libero, di sorpassarli alla iperbolica velocità di 40 all'ora. O di tutti quelli che, in presenza di una pista ciclabile, preferiscono sentirsi dei Coppi o Bartali (che erano veri atleti) percorrendo imperterriti la statale, possibilmente a centro corsia. O tutti quelli che, dopo il tramonto, circolano sulle strade, magari prive di illuminazione, senza un benchè minimo oggetto luminoso che ne segnali la presenza. Il traffico nella "civiltà" attuale funziona così (anche se può non piacermi), e cambiarlo radicalmente, sopratutto con dimostrazioni di inciviltà e con mezzi che attualmente appaiono obsoleti (se dovessi andare al lavoro in bicicletta dovrei alzarmi tutte le mattine intorno alle 5:30 e pedalare per più un'ora col freddo, il caldo, la pioggia la neve per fare solo 15 Km, figurarsi chi lavora più distante), non credo sia né possibile né prioritario.

Forse sarebbe il caso che ognuno di noi, io (motociclista che sabato ho infranto qualche regola) per primo, facesse il suo buon esame di coscienza e imparassimo tutti un pò di educazione e rispetto per il prossimo.

P.S. non me ne vogliano tutte quelle persone, e ce ne sono tante, che pur avendo la passione per il velocipede, rispettano le regole e si comportano educatamente.